CAMBIAMENTI: DOLORE O PIACERE?

C’era una volta una ranocchia che se ne stava tranquilla a fare un pisolino dentro una pentola di acqua fredda. Quando, ad un certo punto, viene accesa la fiamma sotto la pentola l’acqua inizia a riscaldarsi lentamente; la ranocchia trova la cosa piuttosto gradevole e continua il suo riposino.
La temperatura dell’acqua sale sempre di più, ora è calda più di quanto la rana possa apprezzare, infatti si sente un po’ affaticata, ma ciò nonostante non si spaventa. Ad un certo punto, quando l’acqua è molto calda, la rana trova la situazione veramente spiacevole, ma è così indebolita che sopporta e non fa nulla.
La temperatura dell’acqua continua a salire e la ranocchia non potrà fare altro che morire lessata…
I CAMBIAMENTI LI VIVIAMO CON PAURA O CON SERENITA’?
Come la rana anche noi abbiamo una capacità di adattamento e una forza di sopportazione di gran lunga superiore a quella che pensiamo di avere; in una condizione esasperata l’individuo ha una resistenza incredibile e un livello di sopportazione del dolore davvero sorprendente.
Questa capacità di adattamento e sopportazione, che è ovviamente un nostro grande punto di forza, può diventare a volte un’arma a doppio taglio e non farci percepire la necessità di cambiamenti. Per quanto riguarda la nostra salute e la nostra vitalità è un tipo di comportamento molto evidente.
Infatti le abitudini sbagliate relative al proprio stile di vita non solo non provocano quasi mai sofferenza nel breve termine ma, anzi, spesso sono addirittura piacevoli e sul momento ci fanno stare bene Ma come la goccia cinese, giorno dopo giorno, agiscono contro di noi e presto o tardi, com’è inevitabile, ci presenteranno il conto.
Ma perché ci comportiamo così? Perché l’essere umano e “programmato” per evitare dolore e provare piacere!
E’ una regola valida in ogni contesto della vita ed è particolarmente evidente nell’ambito del nostro benessere. Tipico esempio, che mi riguarda da vicino, è la dieta (termine da abolire…).
Le statistiche dicono che oltre il 96% delle persone che si sottopongono ad una dieta, entro tre anni al massimo torneranno al peso iniziale. Perché una dieta non funziona nel lungo termine? Perché quasi sempre è vissuta come dolore allo stato puro; con sensazioni come frustrazione, privazione, disciplina ferrea e rinuncia.
Ma inizialmente decidiamo di metterci a dieta perché si arriva ad un livello di dolore relativo alla nostra massa grassa maggiore di quello legato alle privazioni imposte dalla dieta.
Un giorno ci si guarda allo specchio e ci si rende conto di aver superato il limite, non ci piacciamo, i vestiti non ci entrano più e quello che vediamo sono gli abbondanti rotoli di adipe. A quel punto il dolore è tale da farci pronunciare la fatidica frase: “basta: mi metto a dieta!”.
Allora iniziamo con grande disciplina ad eliminare pane, dolci e tutti gli zuccheri; si mangiano insalatine e piatti in bianco e pochi grammi di pasta; così facendo in poche settimane si vedono i primi cambiamenti. Magari abbiamo perso due o tre chili ma, paradossalmente, proprio questo sarà il motivo principale che ci porterà, in molti casi, ad abbandonare la dieta.
Semplicemente perché questo risultato è sufficiente ad abbassare il livello di dolore che ci aveva portato a decidere di dimagrire; ci si sente meglio di prima, si torna ad essere accettabili e viene a mancare la motivazione di partenza.
Ma c’è chi sarà così determinato e disciplinato da portare avanti l’impresa e arriverà il giorno che, salendo sulla bilancia, avrà raggiunto il suo obbiettivo e riconquistato il peso forma; grande festa, meritata soddisfazione e finalmente si potrà interrompere la dieta e tornare a mangiare normalmente. Con il risultato di riprendere prima o poi tutti i chili perduti….con gli interessi!
Ma allora che si deve fare per mantenere il risultato e i cambiamenti?
I veri cambiamenti, quelli duraturi nel tempo, avvengono solo quando si associa il piacere al nuovo comportamento e alle nuove abitudini. Quello che prima era dolore, poco per volta è diventato piacere.
Ed è questo il segreto di quel 4% di popolazione, che dopo essersi messi a dieta, non hanno più ripreso il peso iniziale. Perché durante la dieta hanno cambiato la percezione di quello che era considerato sgradevole; magari hanno iniziato a fare attività sportiva e l’hanno trovata piacevole. Oppure il nuovo stile di vita li ha fatti sentire più leggeri e in forma, più lucidi mentalmente. E questo ha portato a “ciò che si deve” a “ciò che si vuole“.
Le nuove abitudini, quindi, sono entrare a far parte del loro stile di vita; cosa che gli ha permesso di mantenere nel tempo il peso forma acquisito.
Possiamo pertanto affermare che il dolore è la leva motivazionale che più spinge al cambiamento ma, per avere dei risultati duraturi nel tempo, bisogna in seguito associare il piacere alle nuove abitudini.
E’ un meccanismo importante da capire e per sfruttarlo a nostro vantaggio, per trova le leve giuste per effettuare ogni genere di cambiamento con il minor sforzo possibile e con la capacità di auto motivarci, cioè di trovare dentro di noi le motivazioni per agire in modo congruente con ciò che abbiamo deciso, senza ripensamenti o passi falsi ma con facilità, determinazione e naturalezza.

Dobbiamo essere onesti con noi stessi e porci domande che di solito evitiamo, come:
- Quanto mi è costato finora questo comportamento o abitudine? Come mi fa sentire? Quali effetti negativi ha avuto sulla mia vita?
- Quali potrebbero essere le conseguenze di questo comportamento?
- Che effetti potrebbe avere sulla mia vita (salute, autostima, emozioni…) tra cinque anni? e tra dieci o venti? Cosa mi potrebbe costare in futuro?
- Qual è la cosa peggiore che mi potrebbe capitare?
- Quali effetti potrebbe avere sulle persone che amo? Chi potrebbe subirne le conseguenze?
Attenzione però, un obbiettivo diventa motivante quando gli si associa una grande quantità di piacere. Quindi dopo esserci concentrati sugli aspetti negativi del non attuare una trasformazione, focalizziamoci su tutti i benefici che otterremo nel farlo.
Per aiutarci ad uscire dalla zona di comfort le domande potranno essere:
- Come mi sentirò una volta raggiunto questo risultato? Quali sensazioni positive mi darà?
- Quali saranno le conseguenze favorevoli? Che effetto avranno sulla mia autostima, sulla fiducia in me stessa, sulla mia sicurezza?
- Cosa mi permetterà di fare?
- Chi, oltre a me, beneficerà di questo cambiamento?
- In che modo migliorerà la qualità della mia vita?
- In che modo mi permetterà di essere più felice?
Non limitiamoci a rispondere a queste domande ma immaginiamoci come se lo avessimo già realizzato, assaporando le piacevoli sensazioni. La nostra mente ha il potere di anticipare gli eventi e quanto più vive ciò che desideriamo, tanto più, inconsciamente, tende a creare le condizioni necessarie affinché accada.
Dedichiamo allora qualche minuto al giorno per visualizzare i nostri obiettivi, immergiamoci dentro immagini mentali come se fossero un film appassionante e coinvolgente. Quanto più lo faremo, tanto più condizioneremo la nostra mente al risultato, attivando maggiormente e sempre di più tutte le risorse consce e inconsce a nostra disposizione.
AL NOSTRO BENESSERE E AI NOSTRI CAMBIAMENTI!
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